Progettazione bagno.
- Augusto Pigna
- 1 mag 2019
- Tempo di lettura: 6 min
La progettazione di un bagno richiede sempre la massima attenzione, sia nel caso di ristrutturazione parziale o totale che di nuova costruzione.
Le informazioni fondamentali, per una corretta progettazione, sono relative al posizionamento dei sanitari, al rapporto aero-illuminante, al ricambio di aria, ai requisiti minimi normativi previsti, al locale disponibile e agli utilizzatori dello stesso.
In questo articolo ci soffermeremo sulla progettazione del bagno nelle civili abitazioni, prossimamente affronteremo la progettazione di bagni per diversamente abili.
Parleremo dei diversi schemi di bagni, delle misure, la presenza di finestre, gli impianti, delle prescrizioni di sicurezza e vedremo degli schemi, con piante e sezioni di bagni realizzati, un progetto da utilizzare come esempio.

I bagni principali delle civili abitazioni devono essere dimensionati e distribuiti in modo da poter ospitare e disporrei in modo fruibile la seguente dotazione minima di apparecchi sanitari:
· water
· bidet
· lavandino
· vasca o doccia.
Qualora non sia collocata altrove, è necessario prevedere anche l’installazione di una lavatrice.
Mentre, i servizi igienici secondari (bagno di servizio), possono essere dimensionati solo per contenere alcuni degli apparecchi sanitari elencati.
Schemi dei bagni.
Negli schemi grafici mostrati di seguito vengono proposte alcune delle disposizioni degli apparecchi nell’ambiente bagno a seconda della geometria del locale, in considerazione della buona fruibilità delle apparecchiature e dello svolgimento di tutte le operazioni ricorrenti.
A seconda dell’occupazione degli spazi distinguiamo:
Bagni in linea.

Bagni ad angolo.

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Bagni in opposizione.

Bagni in opposizione senza luce diretta.

Riferimenti normativi.
Un bagno realizzato secondo i riferimenti normativi in materia, non solo è un obbligo di legge, ma è l’unica certezza per avere spazi abitativi sicuri e confortevoli.
Gli aspetti da considerare per il bagno sono molti, vista la particolarità dell’ambiente: un locale di servizio ma anche di relax, spesso di dimensioni contenute, che vede la presenza contemporanea di acqua ed elettricità.
Quando si costruisce una nuova abitazione e quando se ne ristruttura una esistente (anche se si interviene su un solo locale, come il bagno), è obbligatorio attenersi alle norme igienico-edilizie e di sicurezza che regolano le caratteristiche degli alloggi abitativi e dei singoli locali, compreso il bagno.
Queste norme sono il DM 5 luglio 1975 che disciplina la materia a livello nazionale, ma soprattutto il Regolamento edilizio di cui ciascun Comune è dotato.
Le misure standard nel progettare un bagno.
La legge nazionale (DM 5 luglio 1975) non indica una superficie minima o massima per il bagno, ma si limita ad elencare i sanitari indispensabili: vaso, bidet, vasca da bagno o doccia, lavabo. Per conoscere le misure di un bagno bisogna controllare il Regolamento edilizio del proprio Comune.

Finestre.
Spesso ci chiediamo se in bagno è necessaria una finestra. La legge nazionale richiede che in tutti i locali di un’abitazione ci sia illuminazione naturale diretta, tranne che nei bagni e in altri locali.
Per il bagno specifica che deve ci deve essere un’apertura all’esterno per il ricambio dell’aria oppure un impianto di aspirazione meccanica. In questo caso la normativa locale dà in genere indicazioni più restrittive, specificando nel dettaglio tutti i requisiti in tema di aero-illuminazione naturale.
Altezza soffitto e rivestimenti.
In base alla legge nazionale l’altezza minima interna dei bagni può essere ridotta a 2,40 ml (invece dei 2,70 ml richiesti come limite minimo per tutte le altre stanze).
Questo significa che se l’abitazione ha soffitti molto alti, in bagno è possibile inserire ribassamenti per ricavare vani tecnici o ripostigli sospesi in quota.
I rivestimenti: dove vanno messi e fino a che altezza?
Non è obbligatorio portare i rivestimenti dell’intero locale fino a due metri (o più) di altezza. I rivestimenti alle pareti servono per riparare i muri dall’acqua, quindi sono sufficienti nelle zone soggette a schizzi, ovvero nella doccia e dietro ai lavandini.
In particolare:
· per la doccia occorre rivestire le pareti almeno fino a 2 ml di altezza
· per la zona lavandino invece possono bastare 1,20 – 1,40 ml.

Illuminazione ed impianto elettrico.
Altro aspetto assolutamente fondamentale nel progettare un bagno è la luce all’interno del locale.
Prima di tutto va progettata la luce naturale: la finestra o portafinestra rivestono carattere di obbligatorietà per i regolamenti comunali, ma sono anche l’elemento che, se ben utilizzato, possono dare un risultato qualitativamente migliore.
Quando si progetta il bagno, vanno tenute in giusta considerazione le due tipologie di illuminazione che serviranno: quella diffusa (generale) e quella puntuale (zona lavabo-specchio).
L’illuminazione generale deve essere soffice e creare un senso di rilassamento e benessere; mentre l’illuminazione puntuale, sulle zone di attività (lavabo, specchio, piano di appoggio) deve evitare il formarsi di zone d’ombra fastidiose.
È la norma CEI 64-8 V4 ”Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua” che stabilisce le prestazioni minime riguardo all’impianto elettrico domestico e prescrive l’installazione di un numero minimo di punti presa per l’energia separati e di punti luce in funzione del tipo del locale, della dimensione e del livello prestazionale dell’impianto.
Lo standard minimo per il bagno richiede almeno 2 punti presa: solitamente una in corrispondenza dello specchio e una per la lavatrice, considerando di installare anche una presa Schuko per tale apparecchio. E due punti luce.
Inoltre la norma CEI 64/8 prescrive che il comando dei punti luce di ogni locale (compreso il bagno) deve essere posto almeno nei pressi dell’ingresso del locale stesso, non importa se interno o esterno; ovviamente vi possono essere anche punti di comando posizionati in altri posti, purché aggiuntivi a quello menzionato.

Sicurezza: acqua e luce insieme.
I locali contenenti bagni o docce devono essere classificati, con riferimento alla sicurezza contro i contatti elettrici (diretti e indiretti), come luoghi a rischio alto: ecco perché in essi è opportuno prevedere l’adozione di precauzioni particolari, con lo scopo di evitare incidenti alle persone.
Nel progettare un bagno la disposizione e l’installazione dell’impianto elettrico devono essere eseguite con maggiori prescrizioni tecniche rispetto agli altri ambienti. Esse devono rispondere, oltre che alle prescrizioni generali di sicurezza della norma CEI 64-8, anche a particolari requisiti di sicurezza che riducono il rischio relativo ai contatti diretti o indiretti tipico dell’ambiente bagno.
In sostanza quanto più ci si avvicina alla vasca da bagno o alla doccia tanto più le condizioni di pericolo sono alte.
In funzione della pericolosità, nei locali bagno e doccia la norma CEI 64-8 (alla sez. 701) individua quattro zone, caratterizzate da un pericolo decrescente a mano a mano che ci si allontana dal bordo della vasca da bagno e/o della doccia:

1. zona 0 : è individuata dal volume interno alla vasca da bagno o al piatto doccia. Per le docce senza piatto, l’altezza della zona 0 è di 10 cm e la sua superficie ha la stessa estensione orizzontale della zona 1. Data la presenza di acqua in condizioni normale di utilizzo, questa zona deve essere considerata ovviamente la più pericolosa.
2. zona 1 : è individuata dal volume sovrastante la vasca da bagno o il piatto doccia fino a un’altezza di 2,25 m. Nel caso in cui il fondo della vasca o della doccia sia a più di 15 cm sopra il pavimento, la quota di 225 cm verrà misurata a partire dal fondo e non dal pavimento. Per le docce senza piatto la zona 1 si estende in verticale per 120 cm dal punto centrale del soffione posto a parete o a soffitto. La zona 1 non include la zona 0, e lo spazio sotto la vasca da bagno o la doccia è considerato zona 1. Nella zona 1, si possono installare solo apparecchi utilizzatori fissi e connessi in modo permanente.
3. zona 2 : comprende il volume immediatamente circostante la vasca da bagno o il piatto doccia, estesa fino a 0,60 ml in orizzontale e fino a 2,25 ml in verticale, con la distanza verticale misurata dal pavimento. Per le docce senza piatto non esiste una zona 2, ma una zona 1 aumentata a 120 cm come indicato al punto precedente. Nella zona 2 (che corrisponde al volume circostante alla zona 1 che si sviluppa in verticale, parallelamente e ad una distanza in orizzontale dalla zona 1 di 0,6 ml, fino ad un’altezza di 2,25 ml dal piano del pavimento) si possono installare solo:
· scaldacqua elettrici;
· apparecchi di illuminazione di Classe I e II, apparecchi di riscaldamento di Classe I e II ed unità di Classe I e II per vasche da bagno per idromassaggi che soddisfino le relative Norme.
4. zona 3 : si ottiene dal volume esterno alla zona 2, o della zona 1 in caso di mancanza del piatto doccia, fino alla distanza orizzontale di 2,40 ml.
Queste quattro zone non si estendono all’esterno del locale attraverso le aperture: questo vuol dire che l’interruttore posto fuori dalla porta del bagno è ammissibile, anche se dista a meno di 60 cm dal bordo della vasca e/o del piatto doccia.
In conclusione:
Il Dm 5 luglio 1975 definisce i minimi di legge da tenere in considerazione. In aggiunta a questo è sempre necessario consultare eventuali normative comunali e sanitarie.
Per il dimensionamento e la giusta progettazione dell’impianto elettrico fare riferimento alla CEI 64/8.
Per la disposizione dei portafrutti dell’impianto elettrico, consultare la CEI 64/50.
Per quanto riguarda le dimensioni dello scarico, fare riferimento alla norma UNI EN 12056-2:01.
Consultare la norma UNI 91822:2014 per l’impianto di alimentazione e distribuzione dell’acqua.
Per conoscere le dimensioni e la posizione degli impianti igienici, è opportuno sempre consultare la scheda tecnica del produttore. Questo sarà utile anche per capire la dimensione e il posizionamento preciso degli impianti di alimentazione e scarico dell’acqua.
Posizionare gli oggetti di arredo coerentemente alla loro funzione.
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